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Tempurèl de Primavera


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Questa volta, per il nostro “corso mensile di dialetto”, vi faremo un po’ commuovere. Aprile infatti è un mese triste, per la vita di Carlo, perché proprio in un aprile di diversi decenni fa, ha perso la sua adorata mamma Adele.


I poeti hanno un privilegio: quello di poter esprimere in versi tutti i loro sentimenti, incluso il dolore più profondo. Carlo dedica alla scomparsa della madre “Tempurèl de primavera”, elegia a sestine incatenate (ad/bc/ef - gl/hi/mn), scritta nel 1976 e subito pubblicata in “Basta Poch” (Cassa di Risparmio di Pesaro - 1976) e a seguire in Arciapland qua e là” (Editrice Flaminia 1983), “Una vita sa… le mi stranezz” (Nobili Editore 1989) e in “Sa un fil de luc” di Neftasia Editore del 2007.


Anche questo mese non possono mancare i consueti ausili: il breve glossario ragionato, la traduzione poetica, e il Link al Video che permetterà di apprezzare la commossa interpretazione e la pronuncia dialettale.


Link al Video:


Tempurèl de primavera


In sel nascia d’un giorne d’ primavera

s’era ardunèd guesi tótt chi element

dla natura teribil e potent.

Paréva insiem ch’i vléss spachè la tera.

Fulmin, saétt e gran rafigh de vènt,

nuvulon nér da fè propi spavent.


Oh sol d’april! Sa tutt el tu’ calor

vèn fóra e spaza via ste temporèl.

Sa ‘l tu’ splendor el scur te t’ pó scansèl.

Chèva ste gél ch’a i ò dentra in tel cor.

Dil te ma la tempesta ch’ l’an s’è incorta

da fè pièn che mi’ mèdra la i è morta.


TEMPORALE DI PRIMAVERA


Sul nascere di un giorno di primavera

si erano radunati quasi tutti gli elementi

della natura terribili e potenti.

Sembrava che insieme volessero spaccare la terra.

Fulmini, saette e gran raffiche di vento,

Nuvoloni neri da far proprio spavento.


Oh sole d’aprile! Con tutto il tuo calore

vieni a spazzar via questo temporale.

Col tuo splendore l’oscurità tu puoi scacciare.

Sciogli questo gelo che ho qui dentro il cuore.

Diglielo tu alla tempesta che non si è accorta

di fare piano perchè mia madre è morta.


GLOSSARIO


In sel nascia = sul nascere, con l’in rafforzativo

ardunèd = radunati

guesi = quasi (spesso la g prende il posto della c, come in gabena (cabina), gravata (cravatta) ecc.

tótt = tutti - in altre occasioni Pagnini cambia la ó con l’accento acuto in u (tutt)

vléss = volessero - in effetti sarebbe vlessa, ma esigenze di metrica impongono l’elisione della a finale

rafigh = raffiche

tera = terra - come più volte ricordato, quasi sempre viene il dialetto fa a meno delle doppie in mezzo alla parola (come anche nel verso precedente in teribil = terribile), mentre curiosamente le mantiene in finale come in vléss, saétt, ecc.

propi = proprio - talmente radicata l’elisione della seconda r (per motivi di fluidità nella pronuncia), che spesso anche in italiano, in tanti dicono con convinzione propio

fora = fuori

spaza = spazza

scansèl = alla lettera scansarlo - noi abbiamo tradotto scacciare

chèva = cava, togli

incorta = accorta

mèdra = madre


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