Tempurèl de Primavera
- Carlo Pagnini
- 5 mag
- Tempo di lettura: 2 min

Questa volta, per il nostro “corso mensile di dialetto”, vi faremo un po’ commuovere. Aprile infatti è un mese triste, per la vita di Carlo, perché proprio in un aprile di diversi decenni fa, ha perso la sua adorata mamma Adele.
I poeti hanno un privilegio: quello di poter esprimere in versi tutti i loro sentimenti, incluso il dolore più profondo. Carlo dedica alla scomparsa della madre “Tempurèl de primavera”, elegia a sestine incatenate (ad/bc/ef - gl/hi/mn), scritta nel 1976 e subito pubblicata in “Basta Poch” (Cassa di Risparmio di Pesaro - 1976) e a seguire in Arciapland qua e là” (Editrice Flaminia 1983), “Una vita sa… le mi stranezz” (Nobili Editore 1989) e in “Sa un fil de luc” di Neftasia Editore del 2007.
Anche questo mese non possono mancare i consueti ausili: il breve glossario ragionato, la traduzione poetica, e il Link al Video che permetterà di apprezzare la commossa interpretazione e la pronuncia dialettale.
Link al Video:
Tempurèl de primavera
In sel nascia d’un giorne d’ primavera
s’era ardunèd guesi tótt chi element
dla natura teribil e potent.
Paréva insiem ch’i vléss spachè la tera.
Fulmin, saétt e gran rafigh de vènt,
nuvulon nér da fè propi spavent.
Oh sol d’april! Sa tutt el tu’ calor
vèn fóra e spaza via ste temporèl.
Sa ‘l tu’ splendor el scur te t’ pó scansèl.
Chèva ste gél ch’a i ò dentra in tel cor.
Dil te ma la tempesta ch’ l’an s’è incorta
da fè pièn che mi’ mèdra la i è morta.
TEMPORALE DI PRIMAVERA
Sul nascere di un giorno di primavera
si erano radunati quasi tutti gli elementi
della natura terribili e potenti.
Sembrava che insieme volessero spaccare la terra.
Fulmini, saette e gran raffiche di vento,
Nuvoloni neri da far proprio spavento.
Oh sole d’aprile! Con tutto il tuo calore
vieni a spazzar via questo temporale.
Col tuo splendore l’oscurità tu puoi scacciare.
Sciogli questo gelo che ho qui dentro il cuore.
Diglielo tu alla tempesta che non si è accorta
di fare piano perchè mia madre è morta.
GLOSSARIO
In sel nascia = sul nascere, con l’in rafforzativo
ardunèd = radunati
guesi = quasi (spesso la g prende il posto della c, come in gabena (cabina), gravata (cravatta) ecc.
tótt = tutti - in altre occasioni Pagnini cambia la ó con l’accento acuto in u (tutt)
vléss = volessero - in effetti sarebbe vlessa, ma esigenze di metrica impongono l’elisione della a finale
rafigh = raffiche
tera = terra - come più volte ricordato, quasi sempre viene il dialetto fa a meno delle doppie in mezzo alla parola (come anche nel verso precedente in teribil = terribile), mentre curiosamente le mantiene in finale come in vléss, saétt, ecc.
propi = proprio - talmente radicata l’elisione della seconda r (per motivi di fluidità nella pronuncia), che spesso anche in italiano, in tanti dicono con convinzione propio
fora = fuori
spaza = spazza
scansèl = alla lettera scansarlo - noi abbiamo tradotto scacciare
chèva = cava, togli
incorta = accorta
mèdra = madre