Sa un fil de luc
- Carlo Pagnini
- 28 feb
- Tempo di lettura: 3 min

Continua il nostro “gioco del dialetto”, con la lettura interpretata, tradotta e “ragionata” delle poesie di Carlo Pagnini, che proponiamo in questa pagina per condurre i lettori all’esplorazione dei “segreti” del vernacolo pesarese.
Questo mese abbiamo pensato di tornare… all’inizio! A quel dicembre del 2007, nel quale, abbiamo avuto l’opportunità di dare alle stampe un libro prezioso nel quale, per la prima volta si affrontava l’impresa di tradurre le poesie di Carlo.
Il libro, impreziosito dai dipinti di Giuseppe Ballarini, è ormai introvabile (ma la caccia al tesoro, si sa, è sempre aperta), e prende titolo da una delle poesie: proprio quella “Sa un fil de luc” che proponiamo questo mese.
Lo stesso titolo è stato poi adottato anche dallo spettacolo di “poesia in musica” per voce solista orchestra e coro su composizioni del M° Fabio Masini, proposto a partire dal 2016 in diverse occasioni all’Auditorium Pedrotti del Conservatorio, al Teatro Rossini, a Rocca Costanza e al Teatro Sperimentale di Pesaro.
Ovviamente non mancano, in questa nostra pagina, i consueti ausili: il breve glossario ragionato, la traduzione poetica, e il QR Code che questa volta permetterà non solo di apprezzare la pronuncia e l’interpretazione dell’autore, ma anche di assistere all’interpretazione del brano musicato dal M° Masini nell’esecuzione del 6 maggio 2016.
“Sa un fil de luc”, composta nel 1979 è stata pubblicata nel prezioso volume antologico “Una vita sa… le mi stranezz” (Nobili Editore 1989), in “Arciapland qua e là” per Editrice Flaminia (1983) e, ovviamente, in “Sa un fil de luc” di Neftasia Editore del 2007, da dove abbiamo attinto a attingiamo ogni mese per realizzare questa nostra pagina.
IL VIDEO DELLA POESIA IN ESCLUSIVA PER I LETTORI DEL RIFLESSO DELLA NOTIZIA:
Sa un fil de luc
Sa un fil de luc a vria ‘nì dentra tè.
Sa l’anima ‘l pensir a t’ vria rubè
e purtèl via distant in do’ ch’an c’è
tutt le miseri umèn ch’ regna maché.
CON UN FILO DI LUCE
Con un filo di luce vorrei entrare in te.
E con l’anima rubarti il pensiero
per portarlo lontano dove non ci sono
le troppe miserie umane che regnano qui.
Glossario:
fil = filo
luc = luce
vria = vorrei
pensir = pensiero - al singolare è pronunciato come è scritto; al plurale, pur se scritto allo stesso modo, come abbiamo imparato nel mese scorso, la i diventa quasi una doppia
rubè = rubare - molti verbi, in dia letto pesarese, diventano tronchi forse per una antica influenza della lingua francese (come ricorda, in un celebre verso, anche Pasqualón)
purtèl = portarlo - se rivolto a più persone o abbinato al voi di rispetto, sta invece per portàtelo
distant = alla lettera distante - qui tradotto con lonta no - ci piace sottolineare che l’equivalenza di significato non vale al contrario, ovvero lontano non si traduce in un inestistente lunten né lonten
in do’ ch’an c’è = dove non ci sono - costruzione, elisioni, accenti e apostrofi tutti da studiare miseri = miserie, da pronunciare con l’accento sulla “e”, e come se la i finale fosse doppia umèn = umane regna = alle lettera regna, singolare; ma qui sta per regna no, plurale - l’esigenza di stare nella metrica suggerisce a Pagnini l’eliminazione di un “le” che abitualmente diversifi ca il singolare dal plurale (sarebbe: ch’ le regna)
maché = qui - il dialetto rafforza con il curioso uso di una sorta di prefisso “ma” alcuni avverbi di luogo: maché, malé, maquà, malà, malagió, malasó…