“I sette messaggeri” di Dino Buzzati: manuale dell’attesa, del Tempo, della Memoria e della Consapevolezza
- Beatrice Terenzi

- 25 ott
- Tempo di lettura: 2 min

“I sette messaggeri” di Dino Buzzati viene letto anche dagli studenti. Un racconto denso di significati. Scritto nel 1942. Così antico e così moderno. Potrebbe diventare, se proposto nella forma giusta, un manuale del tempo, della memoria, degli affetti e della solitudine della morte. E tanto altro. In una manciata di pagine tutto un mondo.
Il rapporto con le proprie origini, l’esigenza di conoscere, il distacco dalla famiglia per cercare nuovi orizzonti, i ricordi che diventano sempre più offuscati, il viaggio come consapevolezza che i confini non esistono. Si nasce per imparare e quando si apprende, è ora di lasciare questa terra. Il protagonista del testo dell’autore bellunese si avvale di sette cavalieri per mantenere vivo il suo rapporto con la tradizione.
Ma più si allontana dalla sua città, più si dilata il tempo dello scambio delle epistole intrise di notizie dei suoi cari. Il ragazzo di oggi che legge queste righe fatica a entrare nel mood della comunicazione di una volta non antica, fatta di tempi allungati e attesa. In questa fase storica le parole corrono più veloci anche del quadrupede più lesto. In questo momento storico l’attesa è disintegrata dal tutto e subito.
Il tempo è divorato dalla tecnologia che rende ogni tipo di azione un battito di ciglio, la rapidità delle re lazioni annulla ogni tipo di sedimentazione. E senza di essa scompare anche la memoria. La lettera è sostituita dal tasto di un pc o peggio di uno smartphone. La dimensione della riflessione è sostituita dall’invasione in un nano secondo di una valanga di notizie, non selezionate, non verificate, non lavorate, non interiorizzate.
Il manufatto del verbo è pratica ormai obsoleta. Vince il nuovo nel significato peggiore. Il nuovo che duella con il più nuovo, in una gara che mastica e sputa il passato, un passato che è solo il respiro di un momento prima. Trionfa il presente con la sua accezione più spietata. La tradizione è muffa, il futuro non interessa. Ecco perché leggere «I sette messaggeri» ci riporta alla realtà, quella sana, quella pensata, quella con lo spirito critico che ha voglia di rimettersi in gioco, scommettendo sull’intelletto e sulla curiosità.
Mai smettere di farsi domande, mai dimenticarci chi sono i nostri avi. Si riparte da qui. Dalle origini di noi stessi. Il viaggio della vita potrebbe anche essere intorno a sé stessi. È un viaggio spazio-temporale senza limiti che si affronta con la forza interiore e senza orpelli esterni. I sette messaggeri sono le persone con cui abbiamo creato la nostra rete di sentimenti. Legami che possono tranciarsi, legami che possono diventare ancora più solidi. Ma davanti al cielo e al vuoto che si staglia alla fine del nostro percorso, restiamo soli e siamo costretti a rendere conto di tutto quello che abbiamo fatto.





