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Dialetto

A cura di Paolo Pagnini


Prosegue il nostro “gioco”, alla scoperta del dialetto. Come ogni mese lo spunto è partire da una poesia di Carlo Pagnini, per portare i lettori all’esplorazione dei “segreti” del vernacolo pesarese. È per questo motivo che, ad ogni uscita, oltre alla poesia (che viene proposta in lingua originale e in una sorta di riscrittura poetica in italiano), viene anche inserito un glossario ragionato che, assieme al QR Code, (che darà l’opportunità di vedere lo stesso Carlo Pagnini che interpreta la poesia, e dunque apprezzarne anche “il suono”) nel nostro intento dovrebbe dare completezza all’intera operazione.


La poesia che abbiamo scelto per questo numero, si intitola “Ombra”, e ci porta ad un Pagnini profondo e a tratti ermetico. Composta nel 1983 “debutta” nello stesso anno in “Arciapland qua e là” (Editrice Flaminia). È inoltre inclusa nel prezioso volume antologico “Una vita sa… le mi stranezz” (Nobili Editore 1989) e la troviamo anche, ovviamente, in “Sa un fil de luc” di Neftasia Editore del 2007, da dove abbiamo attinto a attingiamo per realizzare questa nostra pagina.


Ombra

Che spaventosa calma ch’ c’è sta séra!

An s’ mov ‘na foja, an tira un fil de vènt.

La luna l’ann’è vnuda só par gnent.

Vicin a mè c’è sól un’ombra néra.

La sta parland de tè, dle tu’ fatezz.

La m’arfà veda j occh’ e i tu’ capéi.

La me trasporta in ti moment pió bèi

mentre la t’ rémp de bèg e de carezz.

La vria cavèm da la malinconia,

urlè, piagna sa mè e chiapè ‘l vol

par non lascèm murì de nostalgia.

Mo el scur dla nott l’afoga le parol.


La gent la dic ch’ l’è tutt una bugia

ch’a i ò inventèd par non armana sól.


Traduzione:

OMBRA

Che spaventosa calma c’è stasera!

Non si muove una foglia, non tira un filo di vento.

La luna non è sorta addirittura.

Vicino a me soltanto un’ombra nera.

Sta parlando di te, delle tue fattezze.

Mi fa rivedere gli occhi e i tuoi capelli.

Mi trasporta nei momenti più belli

mentre ti riempie di baci e di carezze.

Vorrebbe strapparmi dalla malinconia,

urlare, piangere con me e poi spiccare il volo

per non lasciarmi morir di nostalgia.

Ma il buio della notte annega le parole.


La gente dice che è tutta una bugia

che io ho inventato per non restare solo.


Glossario:

foja = foglia

vnuda só = alla lettera venuta su - abbiamo tradotto con sorta (voce del verbo sorgere)

fatezz = fattezze - come in altri casi, una parola insolita nel linguaggio parlato ma non infrequente nel dialetto di Pagnini

arfà = rifà

pió = più - con l’accento acuto rende la o chiusa, facendola assomigliare ad una u - Pagnini a volte sceglie direttamente di usare più

bèg = baci - con la é chiusa e magari con l’acca finale sarebbero state beghe

vria = vorrebbe

cavèm = cavarmi, togliermi - noi, nella traduzione abbiamo estremizzato in strapparmi per prepararci alla disperazione del verso successivo

afoga = letteralmente affoga

tutt = letteralmente sta per tutto - il femminile che si abbina a “bugia” dovrebbe essere “tutta”, ma l’autore sceglie di eliminare la a per favorire la musicalità del verso.


Nota:

Da un appunto di Carlo, annotiamo che si tratta di:

Schema - Mottetto in versi liberi

Metro - Endecasillabo tronco


Il Video della Poesia in esclusiva per i lettori del Riflesso della Notizia
Il Video della Poesia in esclusiva per i lettori del Riflesso della Notizia

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