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Dentra ‘l ciarvel

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Luglio è il mese in cui Carlo Pagnini festeggia il suo compleanno e ricorda quello di sua moglie, l’indimenticabile e mai dimenticata Pia, sposata proprio sul finire di luglio di… qualche decennio fa.


Ovviamente tra festeggiamenti e ricordi, non va in ferie il nostro “corso mensile di dialetto”, che questo mese dedichiamo ad una poesia cortissima ma di potente intensità. Si intitola “Dentra ‘l ciarvell”, e in quattro versi indaga su uno dei  grandi temi sui quali si interroga da sempre l’essere umano.


Composta nel 1986, ha trovato posto nell’antologico “Una vita sa… le mi stranezz” (Nobili Editore 1989) e in “Sa un fil de luc” di Nefta sia Editore del 2007. Come ad ogni uscita, anche in questo numero trovate la poesia in originale “pantanese”, la traduzione poetica in italiano, un glossario ragionato e il Link che rinvia ad un video in cui Carlo Pagnini stesso vi accompagna nella lettura.


Il video della poesia in esclusiva per i lettori del Riflesso della Notizia:


Dentra ‘l ciarvel

Parchè s’ va’ a smuginè dentra ‘l ciarvel

do’ ch’ c’è i segret del cor ch’an s’ pó tuchè?

 I è cóm’è ‘l vetre... un gnent i pó guastè!

Cóm’è malé i podrà stè ben unvel?


DENTRO IL CERVELLO

Perché si va a frugare nel cervello

dove stanno i più intoccabili segreti del cuore?

Sono come il vetro... un niente li può incrinare.

Come lì potranno stare bene altrove?


GLOSSARIO

parchè = perché

smuginè = intraducibile con un singolo verbo - qui sta per fru gare confusamente nei pensieri, ma ha anche un significato più pratico riferito al gesto manuale di chi cerca qualcosa in mezzo a cianfrusaglie disordinate

tuchè = toccare - noi in traduzione abbiamo modificato la frase trasformando il letterale “che non si possono toccare” in “in toccabili”

ciarvel = cervello

vetre = vetro

guastè = alla lettera guastare - noi abbiamo tradotto con incri nare, riferito alla fragilità del pensiero paragonato al vetro

malé = vuol dire lì, con questo rafforzativo che caratterizza an che altri avverbi di luogo: maché, malé, maquà, malà…

podrà = qui vuol dire potranno, al plurale, perché è preceduto da i - se fosse preceduto a el, sarebbe singolare: i podrà = po tranno - el podrà = potrà

unvel = una delle più affascinanti parole del dialetto pesarese - vuol dire da nessuna parte, in nessun luogo; la particolarità è che in italiano non esiste una parola singola, corrispondente al significato

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