Ciro Menotti: l’Eroe Dimenticato del Risorgimento
- Stefano Quadri
- 29 giu
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Il 26 maggio 1831 venne giustiziato, assieme a Vincenzo Borelli, il patriota Ciro Menotti.
Questa data segna uno dei momenti più tragici della storia del nostro Risorgimento. Non a caso Giuseppe Garibaldi volle chiamare Menotti il suo primogenito: un tributo a un uomo che rap presentò il coraggio e la dedizione alla causa della libertà e dell’unità nazionale.
Nato a Migliarina, vicino a Carpi, il 22 gennaio 1798, Menotti si distinse per la passione accesa che nutriva verso l’ideale di un’Italia libera dalla sottomissione dei tiranni. In un’epoca segnata da regimi che soffocavano ogni desiderio di emancipazione, Menotti si pose alla guida di un moto insurrezionale che mirava a scardinare il dominio assolutista degli Estensi nel Ducato di Modena e a instaurare un governo costituzionale che desse finalmente voce e diritti al popolo.
La sua azione non fu frutto di improvvisazione, ma il risultato di un disegno lungamente condiviso con altri patrioti, tra cui i cospiratori legati alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, che, come lui, sognavano un’Italia unita sotto il segno della libertà. Menotti aveva ottenuto promesse di appoggio da parte del duca Francesco IV d’Austria-Este, che sembrava incline a concedere riforme pur di mantenere il trono.
Ma quelle promesse si rivelarono un inganno: il duca, in realtà, tramava con le forze austriache per soffoca re nel sangue ogni tentativo di rivolta. Così, mentre Menotti si apprestava a dare il segnale della sollevazione, fu arrestato nel cuore della notte tra il 3 e il 4 febbraio, tradito dalla slealtà del sovrano.
Nella notte tra il 3 e il 4 febbraio 1831, mentre i patrioti si preparavano alla sollevazione, Menotti venne arrestato insieme ai suoi compagni. Il processo fu una farsa e la condanna a morte un atto di crudeltà esemplare: il 26 maggio 1831, a soli 33 anni, il giovane Ciro Menotti venne impiccato nella cittadella di Modena, lasciando un monito indelebile alle generazioni future.
Affrontò la forca con dignità e coraggio, gridando il suo amore per l’Italia fino all’ultimo respiro. Ma la morte di Menotti non fu vana. Al contrario, il suo sacrificio alimentò il fuoco del Risorgimento, ispirò nuove generazioni di combattenti e rafforzò la convinzione che l’Italia, per nascere libera, avrebbe dovuto pagare un prezzo di sangue.
Ciro Menotti non fu solo un martire: fu un pioniere delle lotte che, nei decenni successivi, avrebbero portato all’Unità d’Italia. Troppo spesso la sua figura è stata dimenticata o re legata ai margini delle grandi narrazioni del Risorgimento, eppure il suo esempio rimane attuale.
Oggi più che mai, in un’epoca in cui i valori di giustizia e solidarietà sembrano smarriti, ricordare Menotti significa riscoprire le radici profonde della nostra identità nazionale. Prima di morire dichiarò: «La mia morte non sarà inutile; servirà di esempio a chi verrà dopo di me». Queste parole ci ricordano che la libertà non è un dono, ma una conquista continua, che richiede il coraggio di uomini come Ciro Menotti, disposti a immolare anche la vita per un ideale.
(segue)