Basta Poch
- Carlo Pagnini
- 2 giu
- Tempo di lettura: 3 min

Questo mese, doppio regalo! Ma andiamo con ordine. Prosegue naturalmente il nostro “corso mensile di dialetto”, con una lirica breve ma intensa e densa di significato intitolata “Basta Poch”, della quale trovate il testo originale in dialetto pantanese e la traduzione poetica in italiano, oltre al consueto glossario e al Link che vi permette di apprezzare la corretta pronuncia.
Abbiamo scelto una interpretazione “quasi rap”, nella quale Carlo è accompagnato alla chitarra dal cantautore (e nipote) Davide (Pagnini). Ma, l’abbiamo detto, questo mese il regalo è doppio, e dunque troverete anche un secondo Link che vi permetterà di vedere, in esclusiva un piccolo grande capolavoro: l’interpretazione sceneggiata del “Dialogo fra Pasqualone e il suo padrone”, la prima poesia composta nel 1880 da Odoardo Giansanti, il più noto e celebrato poeta vernacolare pesarese, e che gli valse poi il soprannome di Pasqualón, con il quale è diventato celebre ed è passato alla storia, e di cui Carlo è il riconosciuto interprete… vivente.
Basta Poch, composta nel 1976, trova subito pubblicazione e dà anche il titolo all’omonimo volumetto edito nello stesso anno dalla Cassa di Risparmio di Pesaro. La troviamo anche in “Una vita sa… le mi stranezz” (Nobili Editore 1989).
Non c’è invece in “Sa un fil de luc” di Neftasia Editore del 2007, e dunque la traduzione viene realizzata ad hoc ed offerta proprio in esclusiva ai lettori de “Il Riflesso del Dialetto”.
Il video raggiungibile tramite il secondo Link, invece è la realizzazione di un sogno di Carlo Pagnini, che qui si quadruplica, si fa letteralmente in quattro, e interpreta magistralmente i quattro personaggi protagonisti della poesia. Il risultato è merito, oltre che della sua interpretazione, anche dello straordinario lavoro di riprese ad opera di Davide Dave Pagnini e Francesco Agostini, che ha curato anche il montaggio, producendo il tutto per la sua Culto Productions. Il mini-film (realizzato in tecnologia 4K) è un autentico gioiello, da vedere e rivedere, e, naturalmente ascoltare, come fosse una canzone, perché poi, in effetti quello è. Canzoni, questo sono le liriche in questa antica, sonora e un po’ misteriosa lingua che è il dialetto dei nostri padri.
IL VIDEO DELLA POESIA IN ESCLUSIVA PER I LETTORI DEL RIFLESSO DELLA NOTIZIA
DIALOGO FRA PASQUALONE E IL SUO PADRONE
Basta poch
Pièn pianén, senza fè chiass,
nasc i fior tramezz i sass,
nasc i uc’létt sóra i batécch,
le furmigh ti terén sécch.
Basta poch e dentra ‘l cor
guesi sempre nasc l’amór.
BASTA POCO
Pian pianino, senza far chiasso,
nascono i fiori in mezzo ai sassi,
nascono gli uccellini sopra i ramoscelli,
le formiche nei terreni secchi.
Basta poco e dentro il cuore
quasi sempre nasce l’amore.
GLOSSARIO
Pièn pianén = alla lettera pian pianino - da notare che con il diminutivo la grafia cambia la è di pièn nella a di pianén
chiass = chiasso, confusione - ricordiamo ancora che le doppie in finale tronca vengono mantenute
uc’létt = uccellini - alla lettera uccelletti - la scelta, prettamente grafica, di inserire un apostrofo dopo la prima sillaba, è il tentativo di riprodurre graficamente quello che in gergo tecnico è “un suono non marcato ortograficamente”, ovverso quella c un po’ trascinata che troviamo in questa e in alcune altre parole dialettali
sóra = sopra
batécch = significa rametti, ramoscelli, e deriva da una maschilizzazione popolare di bacchette, probabilmente per assonanza o per comodità fonetica - da notare la h finale che indica una pronucia della c dura, come nelle seguenti furmigh e poch
furmigh = formiche - anche qui la h finale ha lo stesso scopo di indicare la pronuncia dura della g
terén = terreni - non ci stanchiamo di ricordare come le doppie in mezzo alla parola, si perdano quasi sempre
poch = poco
guesi = quasi - la q diventa g, per arrotondare la pronuncia generale della parola