2 Santi al prezzo di 1
- Suor Cinzia

- 5 ott
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Per un provvidenziale intreccio di situazioni domenica 7 settembre sono stati canonizzati insieme due ragazzi: Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis. Due giovani di buona famiglia, entrambi morti molto precocemente per malattia, vicini a noi temporalmente, vicini per passioni, desideri, progetti. Due ragazzi che soprattutto hanno camminato nelle nostre strade, ci sono passati accanto.
Nel mondo di oggi, in cui non ci si preoccupa tanto di guardare in Alto, ma sempre più lo sguardo è rivolto al proprio ombelico, la santità sembra però rimetterci in moto, perché percepiamo qualcosa di autenticamente umano e divino. Come afferma il Cardinal Schuster: “La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio.”
Ma chi sono questi due giovani? Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il 6 aprile del 1901. Il padre è il fondatore del quotidiano “La Stampa”. La sua famiglia appartiene all’alta borghesia; il padre agnostico e la madre credente in maniera formale. Studia presso i Gesuiti, da qui la spinta verso la preghiera e verso i poveri. In Pier Giorgio la fede matura quindi in maniera inaspettata, divenendo il fonda mento della sua vita. È innamorato della Parola di Dio, la cui lettura è riservata ai consacrati, ma lui si procura i testi per leggerli personalmente. Pur provenendo da una famiglia borghese si considera «povero come tutti i poveri». È un vulcano di attività ed entra a far parte con tutto se stesso in ogni realtà incontrata: la San Vincenzo, il Cottolengo, la Fuci, l’Azione Cattolica, il Partito Popolare Italiano, il Club Alpino Italiano, il Terz’Or dine Domenicano.
È appassionato di montagna e di sport. Organizza spesso gite con gli amici. Va a teatro, all’opera, visita i musei, ama la pittura e la musica, conosce a memoria interi brani di Dante. La sua caratteristica più spiccata però è l’essere sempre attento alle necessità degli altri, in particolare ai poveri e ammalati, ai quali dona tempo, energie per le strade di Torino, nei quartieri poveri. Le sue giornate sono divise quindi tra preghiera, aiuto ai bisognosi, studio e amici.
Nel 1918 si iscrive ad Ingegneria meccanica (con specializzazione mineraria) per potersi dedicare a Cristo tra i minatori, gli operai più umili e meno qualificati. Quasi giunto al traguardo della laurea, per una poliomielite fulminante contratta probabilmente nell’assistere i malati, muore a Torino il 4 luglio 1925. Ai funerali si presenta una folla enorme pro veniente dai quartieri poveri, che rivela alla famiglia e al mondo la grandezza della sua testimonianza cristiana, lo stile di vita di questo ragazzo che corre per le strade di Torino a piedi, perché i soldi per il tram li offre in elemosina, o per comprare le medici ne per gli ammalati, donando anche i suoi indumenti a chi ne è privo. In sintesi, nelle sue frasi più famose è raccolta la sua vita: “Gesù mi fa visita ogni mattina nella Comunione, io la restituisco nel misero modo che posso, vi sitando i poveri”. “Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è vivere, ma vivacchiare”. “L’avvenire è nelle mani di Dio, meglio di così non potrebbe andare”.
Carlo Acutis nasce a Londra il 3 maggio 1991, da genitori italiani che si trovava no nella City per motivi di lavoro, ma lo stesso anno rientrano a Milano. Il 1998 segna una tappa decisiva nella sua vita: in anticipo rispetto all’età consueta riceve la prima Comunione, grazie a uno speciale permesso del prete che lo segue. Studia al liceo classico dell’Istituto Leone XIII di Mila no, diretto dai Gesuiti, dove sviluppa pienamente la sua personalità. L’informatica diventa la sua passio ne e usa la tecnologia per parlare di Dio. Per la sua simpatia è sempre al centro dell’attenzione dei suoi amici, che aiuta con il computer.
Trascorre sempre la maggior parte delle sue vacanze ad Assisi nella casa di famiglia e qui “conosce” San Francesco, da cui impara a rispettare il creato e a dedicarsi ai più poveri, ai bisognosi, ai senzatetto, agli extracomunitari, che aiuta anche con i soldi risparmiati dalla sua paghetta settimanale. Il fulcro della fede di Carlo è l’incontro quotidiano con il Signore nell’Eucaristia, in cui riconosce l’amo re di Dio per l’umanità. Egli ripete spesso: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo!” e non si stanca mai di annunciare la gioia dell’amicizia con Dio.
Nell’ottobre 2006 si ammala di leucemia, di una forma aggressiva che inizialmente è scambiata per una forte influenza. Pochi giorni prima del ricovero in ospedale offre la sua vita al Signore per il Papa, per la Chiesa, per andare in Paradiso. Le infermiere e i medici che lo curano rimangono edificati dall’accettazione della malattia e della sofferenza. La morte lo raggiunge il 12 ottobre. Esposta la salma nella sua abitazione c’è un continuo afflusso di persone che gli rende l’ultimo saluto.
La salma è poi traslata nel 2019 nel Santuario della Spogliazione ad Assisi. La frase più nota di Carlo è: “Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”, per questo lui nella sua breve esistenza ha messo continuamente in pratica i valori del Vangelo, parlando di Gesù non solo con la parola, ma soprattutto con la testimonianza di vita in tutti gli ambienti in cui è vissuto: famiglia, scuola, sport, tempo libero, viaggi, giochi.
Chi sono dunque questi due giovani? Afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica: “L’uomo virtuoso è colui che liberamente pratica il bene” (cfr. CCC 1804). Ecco chi sono: due ragazzi liberi, resi tali da un’autentica vita di fede, e che in quanto liberi, han no dato tutto se stessi per fare del bene. Due for me di santità però «ordinarie», tanto da essere proprio per questo «straordinarie».





