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Riscoprire la Pedagogia

DAL GIAPPONE, AL BRASILE, ALLA CINA E OLTRE: LA NEGAZIONE DELL’INFANZIA


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Durante il VI secolo a.C., uno dei periodi più fertili di trasformazione culturale dell’antica Grecia, emerse la figura di Pitagora di Samo (570-490 a.C. circa), uno dei pensatori più influenti della storia. Sebbene sia ampiamente conosciuto per il famoso teorema, la sua eredità va ben oltre la matematica. Egli infatti fondò una scuola filosofica che integrava alle conoscenze scientifiche, la geometria, la musica e una profonda convinzione nel valore dell’istruzione.


Per Pitagora era necessario educare con responsabilità civica, comprendendo che tutta la comunità deve impegnarsi a fornire un’istruzione di qualità. Lo scopo è quello di formare persone moralmente corrette: non è sufficiente quindi insegnare conoscenze, bisogna anche educare all’armonia, all’empatia, alla moderazione e al pensiero critico.


L’istruzione quindi non è una semplice formalità e non può essere delegata solo alla scuola. Sulla base quindi degli aspetti teorico-pratici del suo lavoro possiamo considerare Pitagora, alla stregua di Socrate, un padre fondatore della pedagogia: la disciplina che indaga l’educazione e i suoi metodi. Colui che però, in epoca contemporanea, l’ha resa “grande” è stato senz’altro Jean Jacques Rousseau con la pubblicazione nel 1762, in piena epoca illumi nistica, del testo “Emilio o dell’educazione”. Al di là dei limiti dovuti al contesto storico-cultura le, l’opera rappresenta, senza ombra di dubbio, una svolta decisa nella visione pedagogica.


Si tratta di una sorta di rivoluzione copernicana in quanto ponendo al centro del percorso educativo il bambino, per la prima volta gli viene riconosciuta piena dignità di soggetto. “Amate l’infanzia, favoritene i giuochi, le gioie, le amabili inclinazioni”. “Vivere è il mestiere che gli voglio insegnare”. La preoccupazione dell’adulto deve essere quella di dare centralità ai bisogni più profondi ed essenziali del fanciullo, al rispetto dei suoi ritmi di crescita e alla valorizzazione delle caratteristiche dell’età in fantile. Il bambino deve essere sottratto all’alienazione e al disorientamento ai quali la società può condannarlo in nome egli interessi degli adulti.


Ma la realtà di oggi sembra aver tristemente dimenticato le conquiste culturali del passato: i bambini, troppo spesso, in tante parti del mondo, sono oggetto di sfruttamento e vittime innocenti di speculazioni economiche e di guerre. Troppo e troppo crudelmente non considerati. Anche in “mode” o atteggiamenti apparentemente “innocui”: in Giappone per esempio il governo è dovuto correre ai ripari emanando un provvedimento contro i cosiddetti nomi “kirakira” (“scintillanti”).


La consuetudine di chiamare i propri figli con nomi a dir poco particolari era ormai fuori controllo e il fatto di essere “appellato” come un marchio famoso o un personaggio dei cartoni animati era per i bambini motivo di scherno. D’altronde il considerare i piccoli come degli oggetti sta toccando l’apice (della follia?) in Brasile dove il Consiglio comunale di Rio de Janeiro ha approvato un disegno di legge per inserire nel calendario cittadino la Giornata della cicogna “reborn” allo scopo di rendere omaggio alle donne artigiane che creano queste “meravigliose” bambole.


Le baby “reborn” infatti sono bambole “neonate iperrealistiche” che vengono collezionate per esse re “usate” al posto di bambini veri nella vita reale, postata poi sul web. Ed ecco personaggi famosi, influencer e via via per sone “comuni” che passeggiano per strada con passeggini e bambola, che piangono disperati perché il feticcio “si è ammalato” o che addirittura ne mima no la nascita. Ma forse l’apice lo toccheremo a partire dalla Cina dove ci è già stato entusiasticamente annunciato avremo l’umanoide-gestante che porterà “in grembo” e “partorirà” al nostro posto. Bambini veri da una macchina: nessuna fatica, nessun dolore.


Solo un “bel” risultato finale. Cosa poi diremo a questi bambini non importa per ché forse non gli parleremo neanche più, allontanandoli ai margini della loro essenza e al centro del nostro egoismo. Come fin da ora ci stiamo allenando accettando gli animali al ristorante, ma avendo remore sull’ingresso di famiglie con bambini al seguito. Il bambino disturba? Se proprio voglio far tacere il mio istinto-desiderio di maternità-paternità meglio la bambola, con buona pace del significato della parola uomini e centinaia d’anni di pensiero pedagogico

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