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Le “DOMUS” romane di Pesaro (seconda parte)

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Prosegue il nostro viaggio nelle «Domus» romane di Pesaro. Purtroppo, dopo una breve parentesi durante la quale gli scavi di Piazza le Matteotti furono visibili, nel 2009 venne presa la decisone di rinterrarli chiudendo così di nuovo questa finestra sul passato.


Ciò fortunatamente non è avvenuto nell’altro sito di interesse archeologico, legato alla scoperta di una domus: quello di via dell’Abbondanza. (stradina che interseca Via Rossini all’altezza del Duomo). Tale area individuata nel 2004 e scavata fino al 2005 , pur trovandosi in un contesto privato, è stata musealizzata nel 2015 ed è oggi aperta e accessibile al pubblico con modalità di fruizione all’avanguardia.


Gli scavi hanno messo in luce una abitazione signorile costruita fra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C. che, restaurata più volte, continuò a essere abitata almeno fino agli inizi del III secolo d.C. L’importanza e la disponibilità economica del proprietario sono evidenziate sia dalla posizione della domus stessa nel tessuto urbano sia dalla ricchezza dell’apparato decorativo.


La planimetria e lo schema architettonico appaiono molto regolari. Lo spazio era organizzato intorno all’asse che dall’ingresso passava attraverso l’atrium, posto oltre i limiti di scavo in direzione del Duomo, e arrivava al peristilio, di cui è conservata buona parte della struttura porticata, con basi di colonne disposte lungo i lati interni, a margine delle canaline di raccolta dell’acqua piovana.


Ai lati del peristilio si aprivano le stanze riservate alla vita privata della famiglia, alle quali si accedeva attraverso importanti soglie a mosaico. I mosaici, tutti in bianco e nero, sono ampiamente conservati e costituiscono l’elemento più affascinante della casa, grazie anche a una recente e accurata opera di restauro.


Degli affreschi restano solo porzioni alla base di alcuni ambienti, ma numerosi frammenti sono stati rinvenuti negli scavi insieme a stucchi e a rare decorazioni in terracotta. Al di là del muro perimetrale della villa è stato riportato alla luce, per circa 18 metri di lunghezza, un tratto di strada basolato di poco successivo alla costruzione della domus.


Doveva trattarsi di una piccola strada pedonale che ora si mostra parzialmente collassata verso il centro per la presenza, sotto al piano pedonale, di una fognatura per lo scolo dell’acqua piovana.


Utilizzata almeno fino agli inizi del III sec. d.C., questa strada venne poi lentamente spogliata per impiegarne i resti come mate riale da costruzione e divenne anche una sorta di discarica a cielo aperto: numerose delle lucerne e delle ceramiche oggi esposte nelle teche provengono proprio da quell’area perché gettate là come materiale di scarto.


Infine fra il V e il VI sec. d. C. la strada fu definitamente occupata da un nuovo edificio: un impianto ter male del quale è stato possibile ricostruire solo la pianta parziale, ma che doveva essere costituito da almeno sei vani. Le vicissitudini storiche della zona però non terminano qui perché durante l’età altomedievale, fra l’VIII e il X secolo d.C., parte dell’area fu adibita a spazio cimiteriale.


Sono state scoperte infatti una cinquantina di tombe a inumazione, per lo più di bambini e adolescenti, quasi tutti sepolti in semplici fosse scavate nella piena terra, senza corredo. A partire, infine, dall’XI secolo, una parte dello spazio venne interessato dalla costruzione di alcune semplici abitazioni, simili a capanne, con pali portanti di legno e tetto e pareti realizzati con paglia e fango, corredate ciascuna di una piccola porzione di terra usata come orto.E ciò segna tangibilmente il passaggio al successivo periodo storico.


(continua)

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