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L’indifferenza, il Male del secolo. Nessuna guerra è solo degli altri. Un domani qualcuno ci domanderà il perché siamo rimasti a guardare.


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L’ indifferenza. Il «per me è uguale». Il silenzio. Il voltarsi dall’altra parte. Il «tanto a me non ca pita». Quello che più strugge è il dover rispondere un domani a qualcuno, il perché qualcosa è accaduto e noi non abbiamo mosso un dito. Dalle piccole cose, alle grandi. Il passo è breve. Bisogna assumersi le proprie responsabilità.


Essere coraggiosi. Esprimere sempre il proprio pensiero. Nel rispetto degli altri e delle leggi che ci governano. È sbagliato adeguarsi. È errato ritenere che il nostro giudizio non conta nulla. E ancora peggio, chiudersi in un egoismo quotidiano. La pigrizia mentale è il vero limite.


Non si lotta più. Nell’aria c’è la sensazione «che ormai le cose non cambiano». La resa dei sogni. Uno stato emotivo che colpisce tutti, non importa il ceto, l’età, la razza, il genere. Il ricco si gode le sue ricchezze, il povero piange la sua povertà.


A giugno si vota per un referendum, al di là di chi scriverà sì o no, c’è l’obbligo morale di andare alle urne. Perché qualcuno ha dato la sua vita per concederci questo diritto. Ma non si tratta solo di un evento eccezionale o di un terremoto sociale, è nella quotidianità che costruiamo il nostro percorso umano. Nel rispetto dell’altro, della natura, delle istituzioni. Dalla famiglia al mondo. È tutta un’immensa casa. La casa è questo pianeta che dobbiamo amare. Siamo tutti connessi, uomini, piante, aria e acqua. È un ciclo che se viene spezzato, la catena si inceppa e poi si cade. Così è anche nei rapporti tra esseri viventi.


Tutti noi facciamo parte di un sistema dove certi valori non hanno colore politico, religioso o geografico. La pace dovrebbe essere un fatto oggettivo e non soggettivo. La pace non è solo interiore. Non è solo quella con noi stessi. C’è una rete che governa tutto. È l’insieme che deve vincere.


E invece siamo dei puzzle ammucchiati, senza un ordine, nella scatola in soffitta. La mappa della vita è armonia. Una sinergia che parte dal fiore di loto del Giappone per arrivare al noce dell’Asia minore. Sulla via della seta i semi sono sbocciati realizzando un variegato giardino di specie. L’uomo non pianta più. Torniamo a coltivare la terra dei sentimenti, del rispetto, dell’ascolto, della condivisione.


I conflitti non sono solo degli altri. Non sono camere stagne. Riguardano tutti. Perché se un granello del de serto del Sahara è capace di creare la foresta amazzonica, allora la messa in moto dei talenti di uomini e donne può fare molto di più.

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