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Kay Felder: il Jolly che mancava

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PESARO – Dopo aver tentennato a lungo per completare il roster che si presenterà ai blocchi di par tenza del nuovo campionato di A2, quando i tifosi pesaresi oramai si erano rassegnati all’ennesima stagione da pianto e stridore di denti, è arrivato il colpo a sorpresa del DS Nicola Egidio: Kay Felder: un trottolino di 175 cm dalla velocità supersonica e le molle ai piedi, chiamato a risollevare le sorti della squadra e quelle della campagna abbonamenti.


Carriera da piccolo fenomeno al college di Oakland con numeri da superstar, poi dopo la 2° scelta Nba, in 3 anni tra Cleveland, Chicago e Detroit a giocare col contagocce, prima di approdare a Toronto è stato arrestato per aver tentato di strangolare una donna durante una cena: accusa pesantissima che ne ha di fatto compromesso il proseguo della car riera tra i pro americani.


Da lì come un Marco Polo d’oltreoceano è sbarcato in Cina, un campionato sicuramente di livello inferiore, ma con buone prospettive economiche, dove è rimasto 3 anni, fino a quest’anno dove a parte qualche sporadica apparizione sempre in Cina e poi in Porto Rico, tutti si dimenticano di lui. Tutti tranne Egidio, che lo ha ripescato dall’oblìo dandogli per la prima volta la possibilità di approdare in Europa. Kay, a 30 anni accetta così di scrivere un nuovo capitolo della propria carriera, individuando in Pesaro la possibilità di ricostruirsi una credibilità cestistica e mostrare a tutti che il funambolico folletto di Oakland è ancora vivo e vegeto e non vede l’ora di riaccendere la passione di una città che da troppo tempo vede la propria squadra sprofonda re ogni anno sempre più in basso.


La scommessa è di quelle importanti perché Felder ha tutto per diventare la stella del campionato, ma anche tante incognite dovute alla tenuta fisica dopo un anno di quasi inattività, oltre all’ambientamento in un  basket, quello europeo, certamente più tattico e fisico di quello asiatico. Leka ora dovrà integrarlo in fretta in un gruppo nuovo per 7/10, dopo un precampionato passato a ranghi ridotti, a causa anche degli infortuni da smaltire (Maretto, De Laurentiis e Bertini) e del tardivo ritorno del giovane Fainke come quarto lungo. In mezzo a tutto questo è stata presentata la campagna abbonamenti ai tifosi: una campagna “sulla fiducia”, perché di elementi veri e tangibili per soppesare la reale forza di questa squadra agli occhi dei tifosi, ce ne sono tanti quanti gli astemi all’Oktoberfest.


L’amministratore Dalla Salda, uomo forte della società, si è messo a fare da parafulmine sulle scel te operate (alcune obtorto collo, visti i contrattoni ereditati dalla precedente gestione Sacripanti) per provare a spostare l’attenzione dell’opinione pubblica da una situazione sicuramente delicata. Parallelamente a quello tecnico, viaggia anche il fronte societario, che stando ai sussurri, ha subito un contraccolpo non banale dall’abbandono del main sponsor Beretta e i soci di maggioranza hanno depositato (certamente malvolentieri) ingenti somme per ripianare un ammanco che evidentemente era emerso da tempo.


Ci sarebbe di che disperarsi, se non fosse che i rinvii delle prime giornate di campionato, disposti dalla Lega Pallacanestro per motivi vari danno un briciolo di tempo in più per l’inserimento di Felder in organico e aumentare l’amalgama. L’allungamento dei tempi fa gioco anche alla società per tentare di agganciare il nuovo sponsor principale che, si dice, potrebbe arrivare entro l’anno solare. Infine un ricordo personale e doveroso per Marco Bedinotti, giornalista “storico”, venuto a mancare a 79 anni dopo una lunga malattia. Il “Bedo” era un’istituzione del giornalismo sportivo pesarese, un personaggio davvero singolare che amava in modo viscerale lo sport, in particolare la Vuelle.


Presenza f issa e immancabile al palazzo, con lui ho fatto tante trasferte, soprattutto negli anni bui del fallimento societario post Amadio, con la ripartenza dalla serie B e le due splendide promozioni consecutive con la squadra di Myers, Morri e Podestà. Trasferte alla garibaldina in palazzetti di provincia, spesso poco più che palestre, dopo anni di grandeur, scudetti e coppe.


Marco era autista e organizzatore solerte dei viaggi in cui caricava a bordo la stampa pesarese per consentire a tutti di continuare a raccontare le vicissitudini della nostra amata squadra in giro per l’Italia. Col baffo d’ordinanza e una fisionomia così particolare, sarebbe stato perfetto in un film di Sergio Leone alla testa di una banda di messicani nel selvaggio west. Famose e immancabili le sue domande “creative” alle conferenze stampa e la sua proverbiale ironia tipica pesarese con cui sapeva sdrammatizzare ogni situazione. “At salùt!” Bedo, buon viaggio

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