Il Servizio Civile in Caritas
- Caritas Diocesana
- 28 feb
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“Il servizio civile universale è la scelta volontaria di dedicare fino a un anno della propria vita al servizio di difesa, non armata e non violenta, della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per le comunità e per il territorio. È aperto a tutti i giovani di età compresa tra i 18 e 28 anni (29 non compiuti), anche stranieri regolarmente residenti in Italia. Il Servizio civile universale rappresenta un’importante occasione di formazione e di crescita personale e professionale per i giovani, che sono un’indispensabile e vitale risorsa per il progresso culturale, sociale ed economico del Paese”.
Da diversi anni la Caritas Diocesana di Pesaro ospita, nei suoi vari servizi, i giovani del Servizio Civile Universale, i quali dedicano alcuni mesi della loro vita al servizio della comunità. I volontari che scelgono il servizio civile in Caritas, prestano il loro servizio principalmente presso il centro d’ascolto diocesano, dal lunedì al venerdì, partecipando alla quotidianità di Caritas.
Antonio Russo
Caritas e il servizio civile… un’opportunità che resiste.
A raccontarvi i primi mesi di questa fantastica esperienza saranno direttamente loro, i ragazzi che stanno svolgendo il servizio civile al centro di ascolto della Caritas diocesana di Pesaro. F.: La mia scelta è nata dal desiderio di fare un’esperienza di aiuto e vicinanza al prossimo. E soprattutto sentivo il bisogno di crescere a livello personale e professionale, mettendomi alla prova in un contesto come questo. Per me, lavorare in Caritas è contribuire alla costruzione di una comunità più solidale.
G.: La scelta di fare il servizio civile è nata dal desiderio di provare un’esperienza lavorativa diversa dall’ordinario, che mi aiutasse a raggiungere obbiettivi personali futuri. Il senso del lavoro in Caritas è quello di accogliere.
I.: La mia scelta è nata dal fatto che ho avuto già a che fare, grazie ad una prima esperienza con Caritas diversi anni fa e poi con gli scout, con questo mondo “occulto”, definito tale poiché è un mondo in cui siamo immersi, ci attornia, ma che apparentemente sembra non appartenerci, un po’ perché non lo si conosce e un po’ per la paura.
F.: Quando apriamo il portone d’ingresso mi sento un po’ come i gladiatori nelle arene. Tutta quella gente che già aspetta impaziente il proprio turno di entrare. La quiete prima della tempesta. Poi però arriva il momento in cui quella tempesta bisogna affrontarla ed è lì che capisci: ma allora esiste ancora un cielo al di là di quelle nuvole grigie, vi è ancora un sole che risplende su di noi. Ed è un po’ così con le persone che assistiamo. Si presentano casi più disparati che nell’insieme sembrano una bolgia, ma quando li prendi uno ad uno e inizi ad ascoltarli (ascoltarli parlare delle loro storie) allora è in quel momento che ti accorgi che hai di fronte a te non uno qualunque, ma una persona.