Fondazione Homobonus. Perché Donare Non è Regalare
- Beatrice Terenzi
- 28 feb
- Tempo di lettura: 2 min

Donare. È diverso da regalare. Il regalare è considerato un gesto volto a riconoscere un’azione lodevole, ricompensare un debito, manifestare riconoscenza nei confronti di qualcuno. Talvolta vissuto senza emozioni, ma come una missione compiuta. Il regalo è quantitativo. Donare, invece, ha origine da “dare”, nel senso più profondo.
La Fondazione Homobonus dona. Senza volere nulla in cambio. Come una specie di mamma che ama con purezza. Mai con secondi fini. Persino l’amore tra due fidanzati è contaminato. Spesso quando si offre qualcosa, un oggetto, un sentimento, sotto sotto e anche inconsapevole, c’è un desiderio di ritorno che comunque non è sempre scontato.
Ma se degli imprenditori illuminati, guidati dal presidente Lorenzo Campanelli, creano una comunità di intenti super partes, l’obiettivo è solo uno: fare del bene. Perché il loro afflato è disinteressato. Non hanno bisogno di visibilità, già ce l’hanno, non hanno bisogno di riconoscenza, già ce l’hanno, non hanno bisogno di ottenere uno “scambio merce”. Lo slancio è solo del cuore. Un cuore grande. «Io ho avuto tutto dalla vita – dice spesso Lorenzo Campanelli, fondatore di Lc Spa -, e mi piacerebbe condividere quello che ho anche con chi ha di meno».
Lorenzo Campanelli però non spiega mai che quello che ha costruito, l’ha conquistato con il suo talento, la sua determinazione, la sua ambizione, la sua tenacia, il suo coraggio, la sua genialità. Anche questo mensile esiste perché l’editore ha scelto di percorrere una strada, quella di una missione, verso gli altri. Poteva investire su uno yacht e andare in giro per il mondo via mare. Invece no. E qui entra in ballo la sua generosità, il suo senso civico. Il suo amore per chi dalla vita ha avuto meno. Non siamo qui ad esaltare un uomo e neanche una Fondazione. Siamo qui, come sempre abbiamo fatto, a raccontare una storia. Una storia vera.
Del resto il mestiere di giornalista è fare cronaca. Riportare al lettore la realtà. Il commento di una partita come l’intervista a un personaggio. Le pagine da scrivere sono tante, a volte è lo spazio a disposizione che mette dei paletti. Ma poi c’è la vita, fuori dagli articoli, fuori dalle parole. A volte è complicato cogliere, si è troppo distratti, si è troppo chiusi in sé stessi. La lavatrice guasta distoglie da ciò che avviene fuori dalla nostra cucina. Poi c’è chi invece ha tempo, ha voglia. C’è chi ascolta, chi guarda, chi si mette in discussione. C’è anche chi ha le risorse per scegliere di compiere dei gesti e delle azioni che superano i paletti sociali e mentali. Le risorse non sono solo economiche, ma anche intellettuali.
Homobonus è una squadra che gioca per gli altri. Una contraddizione in termini. Ma solo in apparenza. C’è una visione della vita e del fare più ampia. Gli altri siamo noi. Se vince la Fondazione, vinciamo tutti.