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Chi Salverà l’Uomo?

PER RITROVARE LA VIA

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27 Luglio 2023 parete del K2: squadre di pakistani incaricate di “attrezzare la via” per le cordate di ricchi scalatori a caccia di emozioni forti, alternative alla solita routine.


Uno sherpa, Muhammed Hassan, decisamente sottopagato e, ancor più decisamente, male equipaggiato, precipita e, rimanendo attaccato alle stesse corde fisse che aveva contribuito ad allestire, entra in agonia.


Una alla volta le “ondate delle salite” lo scavalcano lasciandolo morire là come un Cristo in croce. Insensibili e glaciali come l’ambiente che li circonda. Qualche cordata lo scavalca due volte, prima in salita e poi in discesa.


Lui è lì, prima e dopo la morte, sulla via di tutti gli scalatori che non possono non scavalcarlo, senza fatica, per giungere in vetta o per tornare al campo base. Tutti vanno avanti e indietro senza fermarsi perché bisogna portare a casa il selfie, pagato a peso d’oro, che testimonia che “io sul K2 ci sono salito!”.


Hassan muore così e a nessuno importa nulla. Si torna a casa e magari, poiché in fondo, sia mai, siamo umani, ci si impietosisce per il destino degli animali da compagnia che rimarranno soli alla morte dei loro padroni.


Misericordia, compassione, pietas, rispetto: parole che non hanno più contenuto che non si esplicano più in azioni concrete. Egoismo: forza e motore dell’oggi. Se la religione ci va stretta e Dio, con i suoi precetti, è un ingombro e vogliamo farne a meno perché vogliamo essere liberi, guardiamoci comunque dentro prima di farci un selfie.


Guardiamoci dentro, socraticamente, per andare alla ricerca della verità: la felicità e l’essere Uomini stanno nel bene. Pensando solo all’esteriorità e alla spasmodica facile ricerca di un appagamento effimero ai nostri desideri abbiamo perso il vero noi stessi.


Guardando solo fuori abbiamo ucciso il nostro dentro più intimo e sostanziale. “La felicità vera è nella virtù” come ci suggerisce Seneca nel “De vita beata”, essa non è radicata in cose mutevoli, materiali ed egoistiche, è nel nostro intimo: il luogo dove dobbiamo cercare per fare in ogni momento la scelta giusta che è quella del nostro bene comunitario.


La legge morale infatti, come ci insegna Kant, è assolutamente necessaria perché “L’etica non è esattamente la dottrina che ci insegna come essere felici, ma quella che ci insegna come possiamo fare per renderci degni della felicità”.


Non dobbiamo fare il bene perché ce lo chiede un Dio, fuori di noi, ma per ché siamo liberamente capaci di trovarlo “dentro il Dio che è in noi”. E questo bene che è in noi ci conduce, se esplicitato, alla felicità vera che è l’essenza stessa dell’essere uomini.


Uomini che non agiscono solo per se stessi, ma che hanno la forza e provano il gusto di assaggiare l’empatia e la compassione. Questa è la via per salvarsi perché per salvare gli altri bisogna prima di tutto salvare se stessi. Sul K2 Hassan è morto, ma tutti gli scalatori hanno perso se stessi.

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