Anche le Parole Uccidono
- Caritas Diocesana
- 11 ago
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Siamo dentro una società sempre più complessa e frammentata e purtroppo non stiamo trovando gli anticorpi che ci permettono di affrontare queste difficoltà, anzi sta aumentando in maniera esponenziale l’intolleranza verso tutto ciò che è diverso: nel volto dell’altro vedo un nemico da combattere.
Scrive il sociologo Mauro Magatti: «Non stiamo andando verso un mondo più capace di inclusione, comprensione e coesistenza. Al contrario si assiste ad un certo arretramento del riconoscimento dell’altro. L’alterità viene sempre più per cepita come una minaccia».
Nel piccolo dei nostri rapporti come nei grandi conflitti mondiali, quando le differenze non divengono ricchezza comune attraverso il confronto e la relazione, si restringono a trincee da difendere e la situazione diventa drammatica. Per superare questa chiusura così priva di ogni prospettiva futura, credo che dobbiamo ripartire, dai fondamentali, per esempio dal linguaggio che usiamo, perché, come ci ricordava spesso Papa Francesco: «Anche le parole uccidono».
Come educatori, politici, giornalisti, genitori … abbiamo il delicato compito di rivedere il peso delle nostre parole. Pensiamo solo a come un linguaggio con flittuale e violento, usato tra politici sia diventato così “normale” in loro da non creare alcun problema, perchè hanno le capacità di metabolizzarlo e magari di stemperarlo con una pacca sulla schiena e un caffè insieme.
Ma la durezza di questo linguaggio si replica in forma virale nelle piattaforme digitali favorendo e alimentando nuove forme di tribalismo al riparo di uno schermo e prive di ogni freno inibitorio. Un esempio a noi molto vicino: Pesaro sta vivendo in un clima di campagna elettorale infinita ed estenuante. Sappiamo che durante un periodo di propaganda elettorale, i linguaggi si fanno forti, spesso feroci, ma per fortuna il tempo è breve e dopo le urne, maggioranza e opposizione dovrebbero lavorare in modo dialettico avendo come orizzonte il bene comune.
Ma a Pesaro da più di un anno, prima per il Comune e ora in preparazione delle regionali, si è in continua campagna elettorale e il peso delle parole, senza distinzione di appartenenza politica, sta diventando inquietante, alimentando un clima di sospetto, di chiusura e di aggressività. Dicevamo di ripartire dai fondamentali e un aiuto in questa direzione potrebbe venire dal Manifesto delle Parole-Ostili https://www.paroleostili.it, a cui il Comune di Pesaro ha aderito il 19-10-2020, ma poi forse ha depositato in archivio.
Riporto il decalogo, nudo e crudo affinché sia un nuovo inizio di una “ecologia relazionale”: Il Decalogo della comunicazione non o-stile, sembra lineare e condivisibile “a parole” e di facile attuazione, ma non è così, perché abbiamo subito una vera e propria metamorfosi: siamo immersi in un contesto di analfabetismo emozionale che crea vuoti da riempire in maniera spesso sconsiderata.
Un margine di speranza rimane, possiamo riprendere a riflettere e cambiare rotta, insieme, partendo dal nostro limite e vedendo nell’altro un possibile compagno di viaggio. Eravamo partiti con le parole di Papa Francesco e terminiamo facendo nostre le parole di Papa Leone: «Torniamo a costruire ponti dove oggi ci sono muri. Apriamo porte, colleghiamo mondi e ci sarà speranza!».