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Ager Gallicus ovvero arrivano i Romani



L’occupazione dei nostri territori da parte del popolo dei Galli Senoni (inizi IV sec. a.C.) che si erano stanziati tra il fiume Esino e Forlì, durò poco. Già nel 284-283 a.C., dopo una sconfitta definitiva, essi dovettero cedere tutte le loro terre ai Romani che, incamerandole, le definirono “Ager Gallicus” cioè territorio dei Galli.


Da questo momento ha inizio il processo di romanizzazione che attraverso quattro passaggi fondamentali porterà alla creazione della vera e propria città di Pesaro. Iniziamo con il primo fondamentale momento: come era pratica amministrativa di Roma, ogni qual volta veniva conquistata un’area ne seguiva l’invio di coloni (cittadini romani e/o latini, spesso ex soldati) ai quali spettava il compito di fondarvi (“dedurre”) una o più città.


Così per le terre ex galliche nel 268 a.C. abbiamo per prima la deduzione cioè la fondazione di “Ari minum” (Rimini) sancita nel 232 a.C. con una legge ad hoc che consegnava formalmente quell’area a quel gruppo di coloni.


Il territorio veniva poi “marcato” nel 220 a.C. con la costruzione della via consolare che collegava Roma ad Ariminum: la via Flaminia (nella cartina il suo tracciato nel segmento corrispondente alle Marche).


Lungo il suo percorso, là dove sorgeva già in località “Sotto le selve”, sul colle che sovrasta l’odierno quartiere di S. Veneranda, un luogo di culto in un bosco considerato sacro (“lucus”), fu fondata, nel 184 a.C., la colonia di Pisaurum.


Come era consuetudine la zona fu misurata e centuriata ossia divisa in quadrati con lato di 20 actus (circa 170 metri), i boschi diradati e vennero effettuate opere di bonifica e regimazione delle acque. Ogni colono, molto probabilmente 2000 capifamiglia in tutto, ricevette poi “6 iugeri di terra” pari a circa 1 ettaro e mezzo (dato che 1 iugero (“giogo”) corrispondeva a circa un quarto di ettaro, l’equivalente dell’area di terreno che era possibile arare in una giornata di lavoro con una coppia di buoi aggiogati).


La morfologia del terreno fu di grande aiuto nel la costruzione della città poiché comprendeva un pianoro naturale compreso tra la foce del fiume Foglia (che correva più a sud dell’attuale alveo) e quella del torrente Genica che si trovava allora molto probabilmente nella zona dove poi nel 1400 verrà costruita Rocca Costanza. Questa porzione di territorio era quasi tagliata in due dalla via Flaminia che fu quindi presa come punto di riferimento per tracciare la planimetria dell’abitato.


Come tutte le città romane anche Pesaro dunque aveva una pianta quadrata intersecata da due strade principali che si incrociavano tra loro. Il decumanus maximus, che era il tratto di Flaminia passante di qua, corrispondente alle odierne via S. Francesco e Corso XI Settembre (nella mappa 1 in rosso), e il kardus maximus, corrispondente alle odierne vie Branca e via Rossini (nella mappa 1 in rosa).


Il rialzo del terreno del centro città, ancora oggi comunque perfettamente percepibile percorrendo le vie che portano all’attuale piazza centrale (che probabilmente anche allora, essendo l’incrocio delle due vie principali, doveva essere il foro (nella mappa 1 in giallo), appariva allora molto più accentuato essendosi infatti, in parte, successivamente livellato a seguito delle esondazioni del Foglia e del Genica.


Pisaurum era circondata da mura (costruite con conci di pietra perfettamente quadrati alle qua li furono poi sovrapposte delle mura in laterizio) sulle quali si aprivano almeno tre porte principali (e forse altre secondarie- postierle- al termine dei decumani e dei cardi minori): Porta Curina verso Urvinum Mataurense, Porta Fanestra (Fano) verso appunto Fanum Fortunae (come era allora denominata Fano) e Porta Ravegnana verso Ariminum.


L’esistenza di una Porta Marina è solo ipotizzata. L’impianto cittadino era perfettamente geometrico e diviso in isolati sostanzialmente quadrati di 2 actus pari a 70x70 metri tra i quali correvano le vie. Ciò era dovuto al fatto che i Romani fondavano le città dei coloni sul modello degli accampamenti militari fortificati (i “castrum”).


La Pesaro romana subì, nel corso dei secoli fino alla definitiva caduta dell’Impero, alterne vicende. Agli inizi, pochi anni dopo la fondazione, nel 170 a.C., visse un momento particolarmente prospero tanto da dare i natali ad un importante poeta tragico Lucius Accius (Lucio Accio) alla cui memoria venne dedicato il colle a nord, in seguito chiamato San Bartolo.


Successivamente ci furono periodi di crisi legati agli sconvolgimenti politici che portarono a ri-fondazioni delle quali la più importante fu senz’altro quella operata dall’Imperatore Ottaviano (dopo il 31 a.C.) che diede a Pesaro la suggestiva ufficiale titolatura di “Colonia Iulia Felix Pisaurum”.


(continua)

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