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Quel Volo Planato


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Sto pedalando e da sinistra entra in volo nel mio campo visivo un uccello che non so distinguere. Non sono mai stato attento quando da piccolo me li spiegavano e dunque non sono bravo a riconoscere e nominare animali e piante. E un po’ mi dispiace.


Ho sempre avuto un atteggiamento solo contemplativo. Anche quando guardo il cielo di notte o il profilo delle montagne, non riconosco le stelle, le costellazioni, le cime. Mi rammarico un po’, per questa mancanza di nomi, senza i quali ogni descrizione, ogni narrazione risulta incompleta. Ci vogliono, adesso l’ho imparato, adesso lo so, le parole giuste per formulare i giusti pensieri. Mi riprometto, prima o poi, di iniziare a colmare questa mia lacuna.


Il volo è pacato e maestoso, segue una rotta circolare molto ampia e mi piace immaginare che stia esplorando il terreno sottostante, in cerca di una preda. È bellissimo e, appunto, maestoso, e mi piace pensare che sia lì per me. Che si sia alzato in volo appena mi ha visto, e che proprio per il mio uso esclusivo, abbia aggiunto un elemento a questa mattina, a questa sorta di scenografia peraltro per fetta.


La luce e i colori, la temperatura, i profumi, tutto il panorama che mi circonda e nel quale, pedalando, sono immerso, del quale faccio parte, sembra allestito, costruito proprio per me.


Mi persuado che sia proprio così. Tutto quello che mi circonda, esiste solo per me. Ed esiste solo quando io ne faccio parte. Ciò che chiamiamo realtà è la trasposizione, interpretata dai nostri recettori, di tutta quella serie di impulsi elettrici che ci arrivano attraverso i nostri sensori. Luce, colori, temperatura, profumi… tutto esiste lì e in quel momento per noi. Ed è esattamente come lo percepiamo.


Il mondo è una proiezione, nella quale sto pedalando e sulla quale vigila il falco (ho nel frattempo deciso che si tratta di un falco) nel suo volo planato. Mentre pedalo capisco che se il nostro corpo è sostanzialmente un organismo con funzioni di interfaccia in grado di catturare e interpretare gli stimoli e trasformarli nel mio universo personale, ci sono due azioni indispensabili da fare.


Mantenere in buona efficienza i recettori e lavorare sulla scelta e selezione degli stimoli. Sto completando la mia pedalata domenicale. Fra un po’ arriverò a casa. Già pregusto tutta la routine di piccole azioni conosciute e collaudate, pronto a farmi accogliere dal mio piccolo mondo domestico.


Ecco, a questa età, l’impegno potrebbe proprio essere questo: espandere i confini del mio personale mondo domestico, conservando però sempre intatta, pronta e vigile la capacità di farsi sorprendere. Come se quel volo planato del falco, in fondo in fondo non fosse lì proprio solo per me.

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