Ma chi è che compra tutta questa droga?
- Paolo Pagnini
- 2 giu
- Tempo di lettura: 2 min

Me lo chiedo ogni volta che leggo di un’operazione antidroga in città. Ma anche quando, sui social, mi imbatto in un post allarmato, scandalizzato, indignato. A volte, mi scappa anche un commento in diretta mentre leggo i titoli dei quotidiani per la rassegna stampa di Rossini TV. Se c’è chi vende, mi ripeto, è perché c’è chi compra. Ma chi compra tutta questa droga? Chi è che la consuma, ogni giorno, nella nostra piccola città, dove ci si conosce per nome, o almeno per faccia?
Non siamo una metropoli, dove tutto si perde nell’anonimato. Qui è diverso. Qui i volti si incrociano, i nomi circolano, le storie si intrecciano. Eppure il mercato c’è, ed è attivo, radicato, costante. Dunque torno a chiedermelo: chi la compra? Chi tiene in piedi questa economia sotterranea che gira nell’ombra, ma si alimenta alla luce del sole?
A volte guardo i volti per strada e mi domando se tra quelli ci siano i clienti dei temibili e temuti spacciatori. Sono ragazzi? Sono adulti? Sono i figli di qualcuno che conosco? Sono quelle persone insospettabili, in giacca e cravatta? Sono quei padri e madri che passeggiano sul lungomare con i figli al seguito?
Una cosa è certa: non sono io e non è nessuno della mia famiglia. Ecco, fin lì ci arrivo, fin lì ci metterei la proverbiale mano sul fuoco. Ma poi? Cosa succede davvero sotto la superficie tranquilla della nostra città? Cosa c’è dietro ogni dose venduta? Una fragilità, una solitudine, una domanda che non trova risposta, o cos’altro?
Lo chiedo anche a chi commenta con invidiabile sicurezza sui social: “rimandateli a casa”, “metteteli dentro e buttate via la chiave”, puntando tutta l’attenzione sui venditori. È possibile che sia tutto così semplice? È davvero sufficiente urlare uno slogan per archiviare la complessità di una città che, mentre mostra la sua facciata ordinata, probabilmente nasconde un disagio che non si vuole vedere?
Un mercato, quando va in crisi è destinato al fallimento commerciale. Un mercato fiorente, invece, prospera e cresce. Ogni tanto ce ne accorgiamo, di quanto sia florido questo mercato: quando ci sono sequestri e soprattutto arresti. Più spesso non ci accorgiamo di nulla. Probabilmente una piccola città come la nostra si fa fatica anche ad accettare l’idea che quel mercato possa esistere. Si tende a pensare allo spaccio come a qualcosa di esterno, importato, calato dall’alto.
Io non ho risposte certe. Ho domande, dubbi, inquietudini. Ma so, come tutti sanno, e lo voglio ribadire, che se c’è un mercato di spaccio, vuol dire che c’è anche una domanda. E quella domanda, forse, parte da più vicino di quanto vorremmo ammettere.