Morte e Vita si sono Affrontate in un Duello
- Suor Cinzia
- 15 apr 2024
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Così recita il Victimae Paschali, una sequenza che tradizionalmente viene cantata nella solennità di Pasqua. La morte e la vita che si affrontano, come del resto accade ogni giorno.
Ma la domanda è: chi vince? Chi è più forte? C’è qualcosa dopo la morte? È bastato chiederlo a scuola ai ragazzi (insegno Religione in un Alberghiero).
La risposta a questa provocazione mi sembrava già di conoscerla e infatti appena la scrivo sulla lim (lavagna interattiva) dal fondo della classe si sente una voce: «Non c’è niente. Prof, dopo la morte non c’è niente perché finisce tutto».
Parto dalla sua risposta e chiedo a tutti: «Chi di voi desidera finire?». Risposta: «Nessuno». Allora domando ancora: «Come mai, se nessuno desidera finire, dobbiamo morire? Come mai se qualcuno di caro muore ne sentiamo la mancanza? O ne teniamo vivo il ricordo?»
Si apre un dialogo serratissimo e commovente nel quale emerge tutta la potenza della vita: c’è dentro di noi una domanda di infinito, di risposta totale, che non può accontentarsi del finito. A un tratto, dopo varie opinioni dette, rilancio: «Ragazzi, capite cosa sta accadendo?»
Senza averlo programmato la domanda iniziale era stata capovolta. Anziché «cosa c’è dopo la morte?» stavamo affrontando la questione di «cosa vuol dire vivere?» Infatti se c’è il desiderio che nulla vada perduto occorre che qui, ora, ci sia qualcosa che non deve essere perso o dato per scontato.
Quante cose o parole ci circondano che non aggiungono nulla al Vivere, ma se abbiamo il coraggio di andare a fondo della questione dentro di noi nasce un grido. Dentro di noi abita un grido.
Mi viene in mente di aver letto da poco di un grido dentro di noi. Racconto allora ai ragazzi la storia di Madeleine Delbrêl, che appunto mi era capitata tra le mani. Nata nel 1904 e morta nel 1964, è stata assistente sociale, scrittrice e mistica e ha vissuto per più di trent’anni nella periferia povera e operaia di Parigi.
Dopo un’adolescenza vissuta nell’agnosticismo, senza credere a nulla (come forse la maggior parte dei nostri adolescenti), a circa vent’anni “Si mette alla ricerca di Dio, dando voce a una sete profonda che sentiva dentro di sé, e arriva a comprendere che quel vuoto che gridava in lei la sua angoscia era Dio che la cercava” (Abbagliata da Dio. Corrispondenza 1910-1941).
«Capite ragazzi? Madeleine Delbrêl inizia a cercare Dio perché il suo vuoto, la sua mancanza di vita, gridava dentro di lei. E in questo grido ha riconosciuto Dio. Siamo partiti dal chiederci cosa c’è dopo la morte, ma la domanda più vera abbiamo scoperto che è: cosa vuol dire vivere? Cosa, nella nostra vita, sa di Vita?»
«La morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello». La Vita vince. Sempre. Per questo dentro di noi non ci rassegniamo alla morte fisica, per questo ciò che in noi sa di morte diventa un grido che prorompe. Con l’augurio di voler ascoltare il grido dentro di noi e fare spazio alla Vita.