Le tue Ultime Parole
- Suor Cinzia
- 2 giu
- Tempo di lettura: 2 min

Grazie papa Francesco per le tue ultime parole, quelle che hai detto senza parlare, ma con la vita. Le hai dette il giorno di Pasqua con il tuo girare in papamobile in mezzo alla folla per ben cinquanta minuti, nonostante le tue condizioni di salute. Le hai dette il giorno del tuo funerale uscendo da piazza san Pietro con la semplicità della tua cassa, ed andando incontro a tutta la folla che lungo un tragitto di 6 km ti stava aspettando.
Hai mostrato ancora una volta una Chiesa in uscita, una Chiesa che sta accanto, in mezzo, non lontana, non distante. E poi l’arrivo del tuo feretro in Santa Maria Maggiore, che come qualcuno ha commentato, è stato forse il tuo vero funerale, come tu desideravi: intimo, lontano dai potenti, dove hai voluto che ci fossero ad accoglierti i poveri, i carcerati, i transessuali, la gente più bisognosa, più discussa.
Una parola forte che ci dice un messaggio fondamentale: nelle situazioni di sofferenza non siate distratti, indifferenti. Ad aspettarti anche la gente comune, ragazzi, sposi, anziani, che non erano lì in attesa di vedere un morto, ma per incontrarti ancora vivo. Sì perché hai continuato a parlare in maniera forte e se ne sono resi conto tutti coloro che hanno assistito alle tue esequie che eri lì, a parlarci ancora di giustizia, di pace, di prossimità. Una immagine per tutte, quella di Trump e Zelensky che si confrontano e sembrano farlo in toni pacifici.
Grazie perché sei stato il Vangelo che girava per le strade, nelle periferie esistenziali di questo mondo, cercando di non escluderne nessuna. Grazie perché hai scelto gli ultimi come primi del tuo cuore. Hai parlato attraverso segni e gesti forti, hai parlato attraverso parole semplici e dirette, ricche di immagini, comprensibili a tutti. Ci hai insegnato che siamo tutti nella stessa barca e che tutto è connesso.
Ci lasci il desiderio di una Chiesa in uscita, di una Chiesa “ospedale da campo” che può ancora generare il nuovo, senza passi indietro. Il 19 marzo del 2013 in piazza san Pietro hai iniziato un pontificato che ha insegnato al mondo che è possibile attraversare le tenebre di ogni tempo scrutando la luce all’orizzonte.
Hai concluso, prima di uscire di scena, augurandoci «buona Pasqua». Sì caro Papa, la morte è vinta, è la vita ad avere l’ultima parola. Per questo da vivente sei uscito dalla scena di questo mondo e rimani vivo nei cuori. Ora la Chiesa tutta nel tuo successore papa Leone nutre speranza che raccolga la tua eredità, ma è ciascuno che deve raccogliere la tua eredità per essere una Chiesa a misura di Vangelo, per essere testimoni di misericordia e di speranza.
Ci hai fatto volare alto con le tue parole che adesso ci spronano ad essere protagonisti del cambiamento con entusiasmo, insieme e senza distinzioni. Ora tocca a noi, con la gioia del Vangelo, esprimere la prossimità ai più deboli, a urlare lo scandalo delle guerre e a prenderci cura, come buoni abitanti della “casa comune”, di ogni persona, di ogni creatura, del pianeta.
Grazie Papa Francesco