Forse qualcosa é andato Perduto
- Paolo Pagnini
- 29 nov 2024
- Tempo di lettura: 2 min

Forse qualcosa è andato perduto. Da qualche tempo continuo ad inciampare in questo pensiero rivolto al passato. Ed è curioso, perché io mi sento invece costantemente dentro l’oggi. E con lo sguardo rivolto, se non proprio ad un lontano futuro, almeno al domani, e anche al dopodomani. Eppure, come fosse una di quelle pubblicità insistenti che girano sul web, ormai me la ritrovo ovunque questa leggera, discreta ma tenace sensazione di perdita.
C’è stato un tempo in cui si aveva più cura per il trascorrere del tempo. Per la lenta conquista del suo scorrere e per ciò che questa conquista poteva significare. E lasciare. E lasciarci. Penso a quando un prodotto nasceva da una idea e non da uno studio di marketing. E al contempo un acquisto non era compulsivo, ma meditato. E guadagnato, e magari anche un po’ sofferto. Penso all’impegno della scelta. Alla definizione e al rispetto delle priorità. Oggi questo, domani quello. Questo sì, quello no.
L’imperativo odierno del tutto e subito, mi sembra che finisca per livellare verso il basso e dunque togliere valore. Non è questione di essere nostalgici. E non penso sia neppure una questione economica. È questione di attenzione.
Certo, minori disponibilità possono indurre ad essere oculati nelle scelte. Quando, ad esempio, mi potevo permettere al massimo di comprarmi un solo long playing ogni due mesi, per decidere qua le scegliere mi ci volevano a volte ben più due mesi.
Ma c’è stato un tempo ancora precedente, in cui i più ricchi, dopo aver trascorso una vita intera a scegliere e collezionare i migliori libri, i migliori quadri, le migliori opere d’arte e le migliori espressioni dell’ingegno, decidevano di lasciare l’intero loro patrimonio alla collettività e mi piace pensare che non fosse solo un gesto finalizzato a guadagnarsi gloria imperitura.
Era un modo, ne sono convinto, di avere cura del mondo. Raccoglierne la parte migliore, conservarla, catalogarla. Goderne, certo! E poi disporre affinché nulla fosse disperso e tutto restasse a disposizione di chiunque, nei tempi futuri, avrebbe saputo apprezzare.
Vale per tutto: le opere d’arte, sì. Ma anche i palazzi più prestigiosi, le ricette più prelibate, i mezzi di trasporto più avveniristici, i più ingegnosi macchinari…
Questa straordinaria idea del “seminare alberi all’ombra dei quali non ci siederemo”, ecco, credo sia proprio questo ciò che un museo, una biblioteca, la facciata di una chiesa, un teatro storico, una foresta incontaminata, mi fanno pensare che forse sì, c’è qualcosa di importante che è andato perduto.
Da inguaribile sognatore, non mi arrendo. Mi guardo intorno e cerco segnali. Mi piace pensare che magari tornerà di moda, anzi forse sta già tornando, questa voglia di prendersi cura del mondo. Ognuno a suo modo, ognuno nel suo campo, ognuno secondo la sua competenza e, soprattutto, seguendo la sua più profonda e intensa passione.