Colonia Iulia Felix Pisaurum
- Marta Scavolini
- 5 mag
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Le numerose campagne di scavi che si sono succedute nel tempo ci permettono di rintracciare la localizzazione di alcuni siti e reperti della Pesaro romana che appare essere stata una città ricca, con un elevato tenore di vita (vedi mappa dei ritrovamenti foto 1).
Attorno ad essa si erano inoltre sviluppati numerosi agglomerati minori (“vici”), ricche “villae” e fattorie e da queste ultime le merci, oltre che arrivare in centro, venivano portate al porto per essere commercializzate altrove. Pesaro, infatti, in età imperiale, appartenendo alla VI regione augustea (territori dell’Umbria e dell’Ager Gallicus), poteva vantare uno sbocco al mare di una certa importanza.
Data quindi la sua rilevanza economica la città doveva essere dotata dei più importanti edifici pubblici caratteristici dell’epoca, ma, purtroppo, di essi non abbiamo ancora trovato testimonianza. Di conseguenza tutte quelle che finora sono state avanzate sono solo delle ipotesi dedotte da altri ritrovamenti e dalla struttura stessa della città.
Si presume quindi che: il foro cittadino (area pubblica) si trovasse presso l’odierna Piazza del Popolo, la Basilica (sede del tribunale e dei commerci) all’altezza dell’attuale Palazzo Ducale, l’Augusteo (tempio dedicato ad Augusto) presso il Palazzo del Seminario Vescovile e che ci fossero un teatro forse dalle parti di via S. Francesco e comunque all’interno delle mura e un anfiteatro fuori della cerchia muraria.
Ciò che si conosce con assoluta certezza è il tracciato dell’acquedotto che captava l’acqua alle pendici del Monte Fuga presso Novilara e, sfruttando poi la naturale pendenza del terreno, la convogliava in un cunicolo giù per la cosiddetta “valle dei condotti” fino all’attuale quartiere di Muraglia (dove c’era anche una cisterna interrata per la decantazione) scavalcando la via Flaminia e l’avvallamento del Genica per mezzo della tipica costruzione ad archi*. Da qui si reimmetteva di nuovo in cunicolo alle pendici di Monte Granaro, fino al serbatoio terminale (all’incrocio tra via Michelini Tocci e traversa Monte Ardizio) dal quale partiva la conduttura in piombo che portava l’acqua fino in piazza del Popolo (tracciato in foto 2).**
Ad esso poi erano collegati un efficiente sistema fognario e numerosi impianti termali le cui tracce sono state rinvenute un po’ ovunque anche se rimane difficile stabilire se si trattasse di terme pubbliche o private (interne cioè alle ricche domus).***
Di queste ultime abbiamo molte testimonianze, sotto forma soprattutto di resti di tappeti musivi, porzioni cioè di pavimenti ricoperti di mosaici, all’interno di edifici privati (foto 3 ritrovamenti in via Perticari e viale Gramsci). In età romana la “morte non trovava posto in città” e per questo i luoghi di sepoltura (cimiteri) venivano organizzati al di fuori delle mura (di queste ultime ci è rimasta una piccola traccia in via Galligarie - foto 4).
Lungo le vie consolari venivano innalzati i monumenti funebri dei ricchi patrizi, mentre le necropoli vere e proprie erano collocate in campagna. Dei primi, sulla Flaminia, non ne abbiamo traccia, ma in via Cavallotti (che all’epoca romana era “extra moenia”), così come in altri luoghi della città, si sono rinvenute diverse necropoli (indagate e poi rinterrate - foto 5). (continua)
*Abbattuti in seguito nell’800 per problemi di viabilità dato che le dimensioni degli archi creavano problemi al passaggio dei carri. Dai non trascurabili resti di tale demolizione deriva il toponimo ‘Muraja’”.
** Lungo tutto il percorso, che è di circa 10 km, la forma del cunicolo cambia continuamente. Si succedono tratti con volta alla cappuccina, a botte e trapezioidale, per una larghezza di circa 60 centimetri (ne vediamo un tratto in foto 6).
L’acquedotto romano di Pesaro rappresenta uno straordinario esempio di ingegneria idraulica antica e funziona come una galleria filtrante che attraverso oltre 1600 feritoie capta acqua dai terreni che attraversa. È stato l’unica fonte pubblica di approvvigionamento idrico per la città fino al 1911 e in seguito per alcuni anni dopo il 1944 quando i moderni impianti idrici erano stati resi inutilizzabili dai bombardamenti della II Guerra Mondiale. Attualmente fornisce ancora acqua, anche se non potabile, principalmente per le docce delle spiagge di levante e per alcuni orti (in foto 7 vediamo uno dei 145 pozzetti per l’ispezione presenti lungo il percorso).
*** Alle domus più importanti finora rinvenute sarà dedicato il prossimo articolo.